“La Malnata” di Beatrice Salvioni

 

 

Recensione di Beppe Orlando

Monza 1936 – XV.mo anno era fascista

Maddalena, la Malnata, che “ c’ha il diavolo dentro… e se non ancora fatto qualcosa di malvagio, lo sta per fare..” ha imparato sulla propria pelle il potere della parola. Ne porta le ferite e ne teme la forza distruttiva, quella che la segue come un’ombra, la maldicenza che, in una società bigotta e conformista, diventa facilmente strumento di un potere protervo e violento.

“È difficile levarsi di dosso il corpo di un morto, lo scoprii a dodici anni, con il sangue che mi colava e le mutande attorcigliate alla caviglia..”Inizia così, dalla fine, il racconto in prima persona di Francesca, l’amica “diversa” della Malnata che, pagina dopo pagina, ci conduce dentro il cuore di una sfida cruenta, lanciata da due ragazzine diversamente uguali, al conformismo perbenista di una comunità assoggettata alla paura ed alle convenienze e dominata da un potere autoritario e maschilista.

Di famiglia borghese, Francesca, educata ad obbedire sempre e comunque, inizia a percepire in famiglia l’ipocrisia di un’ educazione repressiva ispirata ai valori inculcati dal regime. L’irrequietudine ed il senso di colpa per ciò che prova si accompagnano, amplificandosi, all’attrazione per la Malnata che, considerata dalla vulgata come portatrice di sventure, sfida tutte le convenienze ed esercita su Francesca il fascino delle cose proibite.

Grazie ad un pretesto che le avvicina, inizia un’amicizia quasi simbiotica, come se ad entrambe mancasse qualcosa per completarsi e quel qualcosa lo trovassero una nell’altra. Mentre Francesca , con Maddalena va a scuola di coraggio e fondalmente di Libertà, la Malnata tramite l’amicizia con Francesca riscuote una sorta di riconoscimento da un mondo che credeva irrimediabilmente nemico e che scopre portatore non solo di falsi valori.

Ma il processo di emancipazione di Francesca e l’amicizia con il “diavolo” com’era prevedibile scateneranno, sullo sfondo degli sviluppi tragici della guerra in Etiopia, una reazione uguale e contraria da parte di un mondo irregimentato, che non accetta insubordinazioni rispetto ad una gerarchia di valori imperniata sul predominio e la prevaricazione maschile: “È tutto talmente sbagliato, la guerra e alzare il braccio e dire quello che vogliono che diciamo, e pensare quello che vogliono che pensiamo. E seguire le regole e fare le brave ragazze..”.

Un bellissimo romanzo di ribellione al sopruso e di formazione, soprattutto civile. Un libro potente che ci mette in guardia dal conformismo e dal pregiudizio, perenni tentazioni del Potere. Un inno all’emancipazione femminile, al pensiero critico e all’importanza della parola che, come dice la Malnata, può sì discriminare ma può anche rappresentare un’argine alla sopraffazione: “le parole sono importanti, non si possono dire senza pensarci, sono pericolose, sennò. Ma sono anche potenti, non credi?”.

Da non perdere.